Leggendo certi articoli circolanti sembra che la soluzione della grave crisi italiana sia nel prelevare qualche euro dalle tasche già smunte dei baby pensionati. Nella scheda pubblicata il 15 ottobre 2011 (http://dettaglitv.com/?p=6063) ho già espresso il mio parere sull’argomento, ma poiché si continua a distrarre l’opinione pubblica istigandola alla “guerra fra i poveri” anziché concentrare la sua attenzione sulle vere cause e sui veri responsabili del disastro economico nazionale, sugli sprechi da colpire e sui risarcimenti da pretendere, sento il dovere della contrapposizione alle logiche perverse della stampa e del potere e alla modalità sterile che qualcuno chiama “dietrologia”, attraverso nuovi contributi di pensiero.

Lo stupido DPR 1092 del 1973, voluto da Rumor, non può costituire oggetto di recriminazione e di rivendicazione da parte di chi oggi paventa addirittura la possibilità di non percepire, un giorno, la pensione: non è togliendo agli altri il poco che hanno (qualche centinaio di Euro al mese) e godendo così della “giustizia ristabilita” che si risolvono i gravi problemi attuali. Non si possono accostare, nella “jungla”, le fauci delle belve e i piccoli becchi dei volatili… Non si può mettere sullo stesso piano il poco onorevole vitalizio dell’onorevole e il denutrito compenso di un pensionato, magari “baby”, che nessun reato ha commesso se non quello di accogliere di buon grado una legge e chiederne per sé l’applicazione.

Facciamo un conto, sia pure frettoloso, sui vantaggi di chi gode dello straordinario privilegio di essere un “baby pensionato”. Calcoliamo 25 anni di pensione, rapportando tutto ai livelli attuali. 800 (ma ci sono baby pensioni più basse) Euro al mese, netti, per 25 anni, comprese le tredicesime, fanno la spettacolare cifra di circa 260.000 Euro (10.400 Euro all’anno)! Forse meno di quanto guadagna in 12 mesi qualche sfortunato funzionario dello Stato… Ma proviamo a rifare il calcolo escludendo la possibilità della baby pensione: il baby pensionato che avesse continuato a lavorare fino a 60 anni, avrebbe continuato a godere dello stipendio normale (due volte la pensione) e successivamente avrebbe avuto una pensione almeno doppia. Calcoliamo allora, grosso modo, non più 800 Euro al mese per 25 anni, ma 1.600: quanto avrebbe speso lo Stato per ogni singolo lavoratore del genere? Circa 520.000 Euro, cioè il doppio.

Qualcuno dirà che i calcoli vanno fatti in maniera diversa, e noi sappiamo di essere stati approssimativi e imprecisi e di aver saltato dei passaggi, ma la sostanza del discorso alla fine non muterebbe granché. Non è il baby pensionato la causa del fallimento delle politiche sociali (e lasciamo perdere la parola welfare, appartenente al lessico dell’inglesorum, che serve al potere per confondere le idee agli allocchi e non solo). Riorientiamo l’attenzione e puntiamo lo sguardo nella direzione giusta.

Intanto leggiamo come sia facile, fra le righe, aizzare i poveri, gli uni contro gli altri, soprattutto nel secondo articolo…

 Pensioni, la jungla contributiva: dal deputato al baby-pensionato

di Warsamé Dini Casali per Blitz quotidiano

Foto CC di Ernst Moeksis

A proposito di equità nei trattamenti pensionistici, il ministro del Welfare Elsa Fornero avrà un bel da fare anche solo per orientarsi dentro la fitta jungla di esenzioni, soglie di favore, disparità contributive. A parte quello dei parlamentari, di gran lunga il più generoso tra i diversi regimi di contribuzione, dai piloti ai giornalisti, dai professionisti alle Forze Armate, dai ferrovieri ai baby-pensionati, Enrico Marro sul Corriere della Sera traccia una mappatura dei privilegi in essere categoria per categoria. Il quadro generale è interessante non tanto, o almeno non solo, per segnalare iniquità di questa o quella “casta”: più di tutto conta verificare il grado altissimo di frammentazione del sistema complessivo.

Si è abbondantemente discusso dei vitalizi dei deputati: verranno aboliti, la pensione sarà calcolata come un normale dipendente, ma a partire dai nuovi eletti nella prossima legislatura. Intanto sussiste ancora la possibilità di cumulo con altre pensioni, magari quelle della Regione per l’attività di consigliere, ma quella è una jungla ancora più inestricabile. Fatto sta che con quattro legislature alle spalle un Giuseppe Gambale è andato in pensione a 42 anni con 8.455 euro al mese. Per ora l’aliquota contributiva  del deputato è ferma all’8,6%. Se un normale impiegato versa ogni mese il 33% del suo stipendio per la pensione (due terzi a carico dell’azienda), artigiani e commercianti contribuiscono con il 20/21%.  Gli psicologi versano il 10%, gli architetti il 12,5%, gli avvocati il 13%.

Per l’uscita dal lavoro le disparità e le eccezioni sono la norma. I dipendenti della Regione Sicilia possono andare in pensione anticipata a 45 anni: il requisito è disporre di un parente infermo da accudire. Di baby-pensionati ce ne sono ancora mezzo milione. Nonostante la Riforma Amato del ’92 mise fine al trattamento che permetteva ai dipendenti pubblici di andare in pensione a 19 anni 6 mesi e un giorno, a 14 anni se donne con figli. Un costo per lo Stato di quasi 10 miliardi di euro l’anno, per pensioni liquidate a persone sotto i 50 anni e che, dato l’allungamento dell’aspettativa di vita graveranno ancora a lungo sulle casse dell’Inps.  Per loro è allo studio un contributo di solidarietà.

Un altro capitolo riguarda i fondi speciali Inps: gli ex fondi Trasporti, Elettrici, Telefonici, Inpdai, e poi i fondi Volo, Ferrovie, Clero, e postelegrafonici. Il “personale viaggiante” dei Trasporti, meglio detti ferrovieri, va in pensione a 60 anni, le donne a 55 anni. Piloti, steward e hostess possono uscire dal lavoro con 5 anni di anticipo. I macchinisti a 58 anni con 25 anni di servizio, i controllori a 60 anni. Ovvio che per tutti valga, giustamente, la clausola del lavoro giudicato usurante.

Ancora, va affrontata la sperequazione tra calcoli retributivi e contributivi, sbilanciati, dal punto di vista dell’equità, verso i primi, quelli dei lavoratori più anziani. La diffusione dei contratti precari di collaborazione è gradita alle aziende perché impone loro un sacrificio minore: le aliquote sono molto più basse del 33%. Una jungla nella jungla è rappresentata dalle varie agevolazioni di cui riportiamo l’infinito elenco: contratti di solidarietà, formazione, inserimento, reinserimento, apprendistato, assunzione di lavoratori in mobilità, domestici, dipendenti agricoli e coltivatori diretti di zone svantaggiate, artigiani e coadiuvanti minori di 21 anni, cassaintegrati, svantaggiati, pescatori autonomi. Questa pletora di agevolazioni favorisce l’inserimento nel lavoro o è solo un espediente per pagare meno contributi?

(29 Novembre 2011)

                                        Commenti

  1. acquacontrocorrente

Posted novembre 29, 2011 at 9:32 PM

Elencare i baby-pensionati nella lista dei privilegiati non rivela soltanto cattiva conoscenza del problema, quanto anche malafede e scarso rispetto nei confronti di quei cittadini che legittimamente e a loro rischio hanno scelto di usufruire di una legge dello Stato. Non si può generalizzare a cuor leggero: di che vantaggi gode chi oggi percepisce poco più di 800 Euro al mese (a tanto ammonta la mia “baby-pensione”) e non ha altro reddito? A stento, con la sua magra retribuzione, paga le bollette e mangia, altro che elargire “contributi di solidarietà”. Si vada a pescare altrove, per favore, e non si accostino più i salarietti alle pensioni d’oro! Una vera vergogna.

  1. Fra

Posted novembre 29, 2011 at 10:35 PM

Giusto! Ma sai che, acquacontrocorrente, io per esempio ho 31 anni e in Italia ci sono un sacco di persone che stanno in pensione. Sai che nel 2016 ci saranno più pensionati che forze lavoro? E allora, dimmi acquacontrocorrente, perché io e altri lavoratori dovremmo pagare l’Inps se poi siamo costretti a far uscire da stipendi che sono la metà della tua pensione (per lavori a tempo pieno) anche assicurazioni private? E se io e tutti gli altri 40enni, 30enni e 20enni smettessimo di versare l’Inps visto che (parola di Mastrapasqua) non avremo mai una pensione, con cosa pensi che pagheranno la tua pensione? La verità è che a pagare la pensione di chi (come dici tu) ha rischiato ci sono altri italiani che la pensione non la vedranno mai. E non credere che saranno solo i giovani: ci sono persone a cui è stato negato di giuntare i contributi, gente che ora ha più di 65 anni e che non ha diritto alla pensione perché ha cambiato DUE SOLI LAVORI. E sai perché, cara acquacontrocorrente? Perché ci sono stati dei “coraggiosi” che sono andati in pensione anticipata. E sai che ci sono 50enni che perdono i lavoro ORA, OGGI e che non troveranno nessun lavoro che non avranno mai diritto alla pensione? Anche se hanno versato i contributi. Magari non hanno manco diritto all’assegno di disoccupazione. E sai perché, acquacontrocorrente? PERCHE’ IL WELFARE ITALIANO PUNTA SOLO AI PENSIONATI E A NIENTE ALTRO. Pensionati, dipendenti magari pubblici. Gli unici coccolati dai sindacati. E gli altri? Buoni solo a pagare. Quanti anni hai versato, acquacontroccorente? Mia madre ne ha versati 30, ma ha cambiato due lavori e dunque non ha diritto. I suoi contributi te li succhi tu, ogni mese perché sei stato coraggioso. Io avevo una busta paga misera, prima che non mi rinnovassero il contratto. 350 euro al mese per un lavoro senza orari, senza giorni liberi. Potevano essere 450, ma 100 euro se ne andavano ogni mese e poi anche altre 250 ogni due mesi. Tutti soldi che avrei potuto usare per un’assicurazione privata. Ma nulla, servivano ai “coraggiosi” che hanno rischiato andando in pensione prima. Ma è anche vero che non è colpa vostra, ma dei sindacati e dei politici dell’epoca che per prendere i voti ha permesso questo scempio. Ora ci sono pensionati che sono stati più coraggiosi di voi (loro si, altro che) che prendono pensioni inferiori alle vostre o che alla fine non ne prendono nessuna: almeno per rispetto di questi anziani abbiate il rispetto di non definirvi “coraggiosi”, poiché loro lo sono trecentomila volte più di voi.

  1. acquacontrocorrente

Posted novembre 30, 2011 at 5:56 AM

Tu hai perfettamente ragione, Fra, ma la colpa della disastrosa situazione attuale non è mia o di quelli che sono nelle mie condizioni. Vorresti dirmi che per sanare le colpe dello Stato i pensionati come me dovrebbero rinunciare al loro magrissimo salario? Ben altre sono le soluzioni! Non è certo la demagogia che attacca i poveretti, mettendoli perfino in cattiva luce, che risolve gli sfasci di un sistema che ha divorato risorse attraverso sprechi vergognosi. Aggiungo una sola considerazione: quando Rumor introdusse le “baby pensioni” lo fece (anche lui in maniera demagogica) per “equità”, perché i lavoratori privati godevano del prepensionamento, mentre i pubblici non avevano questa opportunità. Considera infine che da venti anni i pensionati baby percepiscono un emolumento dimezzato, che sarebbe stato doppio se fossero rimasti a lavorare e continuerebbe ad esserlo. Come vedi è l’amministrazione che non funziona, senza contare i danni prodotti più recentemente dalla finanza virtuale globale.

  1. Fra
Posted novembre 30, 2011 at 11:51 AM

Sarebbe stato doppio sì, visto che avreste versato più contributi. Ad ogni modo la spesa dei baby-pensionati non sta tanto nella cifra erogata ogni mese, ma nel fatto che questa venga erogata per tanti anni, a lungo. Ad ogni modo abbiate la decenza di non definirvi coraggiosi e di non far passare che la gente che è rimasta a farsi il mazzo a lavoro e che quindi prende la pensione per quanti contributi ha versato costi di più allo stato. Voi dipendenti pubblici dovete sempre passare per santi scesi in terra, vi ricordo che molti (se non la quasi totalità) venivano piazzati durante la prima Repubblica ad ogni cambio di governo e mai più si potevano piazzare. Vorrei ricordare che grazie a tante pratiche “demagogiche” della prima Prima Repubblica ora vi sono ospedali che chiudono o concorsi bloccati da 10 anni. Quindi, stiamo parlando di dipendenti piazzati per favoritismo politico, bloccati per il volere di sindacalisti scellerati e mandati in pensione ad età ridicola (RIDICOLA), solo perché facenti parte della categoria di “statali”. Andate tranquilli: che i “vostri diritti acquisiti” sono inviolabili. Come in Grecia. Appunto: come in Grecia… quello è il nostro futuro. In realtà il magna-magna della politica è padre del magna-magna statale. Io so di baby pensionati che adesso hanno belle pensioni accresciute. Chi è andato in pensione ora si trova con un’assegno (che ogni mese viene tassato di qualche cosa) che ha il potere di acquisto della metà dell’ultimo stipendio. chi è andato in pensione da Baby-pensionato, invece, da ALLORA ad oggi quanto ha totalizzato? E chi oggi ha 64 anni? Loro non la vedranno mai la pensione: ripeto, loro si che sono stati coraggiosi. Non voi. Nessuno vi toglie la pensione: tenetevela, ma non rompete le scatole a chi arranca ogni mese peggio di voi, che siete pappa e ciccia con quegli stessi sindacati che ci hanno ridotto in miseria, precari e senza diritti. Abbiate il buon gusto di tacere.

  1. acquacontrocorrente
Posted novembre 30, 2011 at 9:14 PM

Il tuo livore è il risultato delle campagne demagociche della stampa: tu attribuisci i misfatti degli amministratori ai cittadini. Ma certo accetteresti tranquillamnte la pensione anche subito, magari senza aver lavorato, se la legge te lo permettesse, e senza nessun tipo di colpa: sarebbe un tuo diritto. Perciò non fare prediche piene di confusione, non venirmi a dire che i responsabili della crisi attuale, degli sprechi della sinistra, della destra e del centro, senza discriminazione, e delle conseguenti decurtazioni-tampone, sono i baby pensionati. Il malgoverno ha prodotto sfasci, e tra questi anche la guerra tra poveri! Prenditela con chi ha vitalizi e pensioni dai trentamila Euro netti in su e finiscila di inveire contro chi percepisce appena dai sette ai diecimila euro l’anno. Se poi ci sono imbroglioni che riscuotono la pensione lavorando in nero o godendosi le ricchezze dei coniugi è altro problema: contro di loro sarebbe giusto agire. Non fare dunque generalizzazioni senza significato: non auspicare interventi punitivi contro chi “sopravvive” solo perché hai in corpo una giusta rabbia per le condizioni in cui siamo ridotti.

  1. Fra
Posted dicembre 1, 2011 at 9:46 AM

Mettiamo chiaro una cosa:

1) No, non la prenderei per il semplice motivo che mi è stato insegnato da mio padre che non va fatto: quando toccò a lui, non andò in pensione e aspettò, aspettò fino a 64 anni (quando tutti andavano in pensione a 60 anni). Mio padre (che non è veggente, ma è semplicemente cerebro-dotato) già all’epoca diceva che questa cosa delle baby-pensioni non si sarebbe potuto sostenere in futuro.

2) IO NON HO MAI AUSPICATO INTERVENTI PUNITIVI (visto che scrivi “non auspicare interventi punitivi contro chi ‘sopravvive’”). Dove l’ho fatto? Riporta il punto preciso.

3) Non auspico interventi sulla tua pensione, al massimo auspico che le pensione più grosse dei baby d’oro vengano tassate e non all’1% bensì al 20%.

4) e un altro intervento che auspico sai quale è???

 L’esonoro per noi 40enni, 30enni, 20enni del pagamento dei contributi Inps. Sai quando lo dico la gente che dice DEMAGOGICAMENTE parlando? che non si può evadere il fisco! Non sarebbe evasione fiscale, perchè i nostri contributi Inps non verranno utilizzati per le pensioni quindi dovremmo esserne esentati. Invece di far lo gnorri e attribuirmi frasi sulla decurtazione della tua pensione, apri gli occhi, pulisciti gli occhiali e guarda bene quello che vorrei io qua al punto 4. Non vedo perché non farla, sarebbe equa e rimetterebbe le cose in pari.

5) Al massimo sei tu che scrivendo sul tuo articolo (questo http://dettaglitv.com/?p=6355 ) riportato nel commento che “Perché non calcolare che se le baby-pensioni fossero pensioni normali, i 500.000 “fortunati” che ora percepiscono 800 Euro al mese, costerebbero il doppio? Non 9,5 miliardi l’anno, ma 19 miliardi, con ulteriore aggravio per lo Stato!” fai erroneamente passare il discorso errato che chi oggi ha preso la pensione dopo 35 anni di contributi o anche più perché è rimasto a lavoro più a lungo costa di più allo stato.

6) Mentre fai i tuoi calcoli di Maria Calzetta, non capendo che il problema dei baby pensionati non è quanto prendono al mese ma che lo prendono da 30 anni magari (cosa che nel resto del mondo civile non esiste) pensa pure che le vostre pensioni (a volte) sono più basse semplicemente perché avete versato di meno.

7) Ma chi sei? la moglie di Bossi che ti agiti così? Se si vai tranquilla che la scuola privata ti rende tantissimo e molto più della pensione.

  1. acquacontrocorrente
Posted dicembre 1, 2011 at 4:18 PM

Hai ragione in parte, nelle parti condivisibili. Nell’articolo che hai letto si parla chiaramente di calcoli frettolosi, che tuttavia non sono proprio da Maria Calzetta, visto che il baby pensionato che non abbia altre risorse, da trenta anni (come tu dici) è come se continuasse a pagare contributi salati: io dovrei avere una pensione di 1.600 Euro al mese, ma ne percepisco 800… Non è come se ne pagassi 800 di contributi ogni mese? Tra i soldi non pagati e quelli che non prendo non ti pare che ci sia almeno un pareggio? Non condivido il fatto che per alto senso dell’onore non andresti in pensione: inutile fare i missionari in un mare di sciacalli che prima o poi ti mordono lo stesso. Mi agito? Certo, perché non sono un pensionato d’oro ed ho soltanto un misero compenso mensile al quale gli occhi dell’opinione pubblica guardano come ad un terribile reato. Le tue rivendicazioni sono invece plausibili: battiti per ottenerle. Per quanto riguarda l’auspicio di “interventi punitivi”, nelle tue considerazioni non è apertamente dichiarato, ma trapela da ogni passo in cui critichi chi è andato in pensione grazie al DPR 1092 del 1973. Comunque il punto 3, che condivido in pieno, mi ha chiarito la tua posizione.E per concludere sappi che la mia intenzione era e rimane quella di un democratico, se pure acceso, confronto. Stammi bene.

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Blitz, quando si andava in pensione a 29 anni: quel milione di baby pensioni che costano 9,5 miliardi l’anno

Commento di Nadine Federici: Su Blitz quotidiano, è apparso un articolo che tratta delle  famose “baby pensioni”. C’è chi dirà che si tratta di acqua passata, ma non è affatto così. Le pensioni baby sono più di mezzo milione e pesano ancora sulle tasche dei cittadini circa 9,5 miliardi di euro annui. Non è solo la Casta ad aver spremuto e ridotto in miseria il nostro Paese. Adesso, vi sono anziani con minime con cui non possono neppure sopravvivere; invalidi veri cui viene negato il sussidio, altri cui viene sospeso per accertamenti; persone che si vedono negare la pensione perché non hanno avuto la sfortuna di dover cambiar lavoro nella vita azzerando – di fatto – il versamento dei contributi. Infine vi sono giovani cui vengono trattenuti i contributi su stipendi da fame non per la loro pensione futura, ma per pagare quelle attuali: a costoro viene suggerito di versare soldi per fondi integrative privati, decurtandoli dal poco che rimane delle loro ridicole mensilità. Fin’ora abbiamo visto che vi è una classe politica che vive fuori del mondo, pretendendo sacrifici dai cittadini all’unico scopo di mantenere i propri privilegi. Vi sono anche falsi invalidi che campano ingannando lo Stato, ma anche anziani stranieri che hanno diritto ad assegni di ricongiungimento familiare sottraendo risorse ai cittadini contribuenti sempre più vessati e privati di diritti e servizi. Ora, si dovrà ammettere l’esistenza di una “Casta” fra la gente comune: persone che hanno tirato la coperta verso la testa, lasciando scoperti i piedi: i baby pensionati godono del vitalizio da quando erano in un’età ancora adatta al lavoro, incuranti del fatto che -ora- vi sono magari persone della loro stessa età a cui quella pensione viene negata per mantenere la loro. Ed incuranti del fatto che i loro stessi figli e nipoti si trovino in un Paese in cui i diritti non esistono più, esauriti da chi è stato più sveglio.

ROMA – La triste storiella delle pensioni all’italiana si potrebbe raccontare così: hanno goduto tanti e tanto prima, godranno pochi e poco adesso. Se, infatti, il sistema pensionistico italiano ha grossi problemi, e il governo per risparmiare tenta di tagliare ancora le pensioni, è (anche) perché in passato non si è risparmiato per niente. Come ricorda, infatti, Enrico Marro sul ‘Corriere della Sera’, c’è stato un periodo in Italia in cui le pensioni venivano date anche a chi aveva appena 14 anni di contributi: ci furono donne che andarono in pensione a 29 anni con uno stipendio pari al triplo della cifra versata con i contributi. Oggi una ragazza di quell’età a malapena ha un lavoro e la sua pensione, se mai la vedrà, sarà solo una misera parte dell’ultimo stipendio.

Ad oggi ancora lo Stato, e quindi noi tutti, paga più di mezzo milione di pensioni baby, liquidate a lavoratori con meno di 50 anni d’età: 535.752 per la precisione, che costano circa 9,5 miliardi di euro l’anno. Ancora oggi l’Inpdap, l’ente di previdenza del pubblico impiego, paga 428.802 pensioni concesse sotto i 50 anni: di queste più di 239 mila vanno a donne e quasi 185 mila a uomini, per una spesa nel 2010 di 7,4 miliardi. A queste pensioni si sommano 106.905 pensioni liquidate a persone con meno di 50 anni nel sistema Inps (regimi speciali e prepensionamenti) per un costo di altri 2 miliardi.

Oltre ad essere andati in pensione prestissimo, i baby pensionati ricevono in media una pensione lorda di circa 1.500 euro al mese: ovvero, nella maggior parte dei casi, il triplo di quanto hanno versato. E vanno a prendere la pensione, si stima e si spera vista la speranza di vita, mediamente per più di 30 anni.

Insomma un vero salasso, che ha origini lontane. Racconta Marro che nel 1973 (governo Rumor, con Dc, Psi, Psdi e Pri) si decise addirittura di concedere alle impiegate pubbliche con figli di andare in pensione dopo 14 anni, sei mesi e un giorno, mentre era già possibile per gli statali lasciare il servizio dopo 19 anni e mezzo e per i lavoratori degli enti locali dopo 25 anni. Nei primi anni’90, proprio sul ‘Corriere della Sera’, si raccontava la storia di due signore, Ermanna Cossio e Francesca Zarcone, che erano riuscite ad andare in pensione, rispettivamente, a 29 e a 32 anni, dopo aver lavorato come bidelle, con assegni quasi pari alla retribuzione.

(21 Agosto 2011)

                                        Commenti

  1. mason antonio

Posted agosto 21, 2011 at 1:00 PM

Berlusconi , De Benedetti, Ligresti , B.etton non avete capito niente dovevate fate i bidelli ed andare in pensione a 30 anni con 550 euro mese Soliti articoli demenziali In Lussemburgo il sussidio minimo ai disoccupati e ai nullatenenti è udite udite 1.100 euro mese

  1. acquacontrocorrente

Posted novembre 29, 2011 at 9:37 PM

Perché non calcolare che se le baby-pensioni fossero pensioni normali, i 500.000 “fortunati” che ora percepiscono 800 Euro al mese, costerebbero il doppio? Non 9,5 miliardi l’anno, ma 19 miliardi, con ulteriore aggravio per lo Stato!

A cura di Amato Maria Bernabei

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3 thoughts on “Baby pensioni e contributo di solidarietà…

  1. Salve, ho trovato che questo blog è molto interessante e farò del mio meglio per farlo leggere anche ai miei conoscenti. Lo condivido subito nel mio account di facebook 🙂 Continuate a proporre articoli interessanti! A presto..

  2. Ma non ti sfiora nemmeno il dubbio che i nostri guai siano esattamente colpa della situazione giuridico-istituzionale in cui ci troviamo? Lo ha dimostrato conti alla mano Ricolfi, anche recentissimamente. Lo dimostra proprio il fatto che le delocalizzazioni vengono fatte a distanza di poche decine di chiilometri, in piccoli stati di confine più civili e privi della burocrazia romano-borbonica.Non puoi nello stesso ragionamento accusare la Lega di dire stronzate e di non essere in grado di fare ciò che dice. Perché è questo il punto: o la Lega ha avuto un programma giusto per vent’anni (sostanzialmente tirarci fuori dalla palude italiana) e non lo ha realizzato perché è un partito di incapaci e trafficoni travestiti, oppure quel programma è sbagliato e allora devi ringraziare proprio la Lega perché ha truffato i suoi elettori tenendo in piedi l’Italia. Tertium non datur. Il declino che tu vedi è un’illusione ottica; la Lombardia è ancora oggi più dinamica della Germania. La politica è solo un ostacolo, altro che la soluzione! Certo, se la politica lombarda cominciasse seriamente (altro che Lega) a difendere gli interessi lombardi, di tutti i lombardi e non solo del salotto luigino, allora cesserebbe anche questa inutile e deviante visione tafazzista. Quanto al boom economico, insieme agli immigrati abbiamo preso anche i mafiosi. Gli immigrati non sono venuti a lavorare in condizioni di schiavitù ma sono stati accolti e integrati su un territorio in maniera incredibile (basti considerare il numero dei dirigenti e amministratori pubblici e privati di chiara origine meridionale che ci sono in Lombardia, per non parlare della gente comune, mista pressoché ovunque). Le immigrazioni sono sempre avvenute, come tuttora dimostra il fatto che badanti, colf, operai, piccoli imprenditori vengono da tutto il mondo: forse che facciamo stato unico con lo Sri Lanka? Dai, Pino, guardiamo alla realtà: la Lombardia è una Svizzera mancata, e proprio a causa dell’unità siamo, adesso, in quella roba lec. Il prima conta poco, se consideri che insieme ai supposti vantaggi economico-industriali abbiamo avuto le due guerre più devastanti e altre quisquilie simili. Guardiamo all’oggi, altrimenti son discorsi che valgono tanto quanto il celtismo più velleitario. Oggi la Lombardia è allo stesso livello dell’Europa che funziona e produce, il Lazio-Mezzogiorno sono come la Grecia. Restare uniti, soprattutto alle condizioni esistenti, significa solo che noi manteniamo un carrozzone di sprechi enormi, improduttività sistemica e criminalità organizzata dominante. Con buona pace di tutte le politiche pro-crescita, pro-sostenibilità sociale e pro-integrazione di cui avremmo bisogno come il pane. E invece giù tasse come piovesse per continuare a pagare il Lazio-Mezzogiorno e i suoi pubblici dipendenti finti. La Lega e Berlusconi sono solo equivoci e alibi. E in fondo lo stesso PD con il suo vecchio armamentario ideologico, del tutto inadeguato ad analizzare oggettivamente l’inconciliabile dualismo italico. Se ne esce con il coraggio e la lucidità, non con i moralismi e i tricolori. Il tempo stringe.

    1. Caro Jerrielle, mi sembra che il tuo contributo sia prolisso e alquanto confuso nell’articolazione, e che non centri lo specifico argomento trattato in questa pagina, per quanto potresti ribattere che esso intende trattare la questione da un punto di vista generale. In ogni caso devo dissentire dall’allusione agli Italiani “di chiara origine meridionale” come a ‘immigrati’ che “non sono venuti a lavorare in condizioni di schiavitù ma sono stati accolti e integrati su un territorio in maniera incredibile”: un Calabrese in Lombardia o un Lombardo in Calabria non saranno mai degli ‘immigrati’ sul territorio della loro nazione, a meno che non si muova da inammissibili presupposti razzistici. Per quanto concerne la parte rimanente della tua opinione, sarebbe troppo lungo, e forse non utile, replicare; ma poiché la tua maniera è civile, lasciamo ai lettori la libertà di ricavarne un proprio giudizio.

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