…Una ragazza stuprata, una giovane donna seviziata, un bambino dal cranio sfondato, un dittatore impiccato, un personaggio pubblico sorpreso in qualche inconfessabile vizio… antipasto, primo, secondo, contorno, frutta, dolce e caffè corretto per i commensali…

Le masse sono la forza e la debolezza del potere.

La corrente è inarrestabile quando precipita o rompe gli argini; ma se un lento alveo la contiene e l’accompagna per il suo impercettibile pendio, scorre docile e inavvertita.

Lo scettro avveduto sa incanalare lungo pendii convenienti, conosce e gestisce le astuzie che assicurano il favore popolare.

Panem et circenses (Giovenale, Satire, Libro IV, X, 81): Giovenale aveva sagacemente colto i soli bisogni urgenti delle folle di ogni tempo: cibo e svago. Allora, però, necessariamente un edile come Marco Terenzio Varrone Lucullo doveva curare ludi sfarzosi e in altra occasione presentare una generosa lex frumentaria. Oggi la moltitudine ha di che sfamarsi e dunque non resta che divertirla, anzi, annegarla nella distrazione, in modo che comunque si senta, in una certa misura, appagata, e non si desti dal torpore per accorgersi del disfacimento che le vive intorno. Perché al tempo di Roma lo spettacolo che teneva a bada i rischi della protesta si esauriva nella violenza del circo, attraverso le spietate bighe, le fauci affamate o il pollice verso: non disponeva delle tirature, degli altoparlanti, degli schermi, di tutti gli strumenti avanzati della nostra evoluta civiltà. In forza di questi mezzi, tutto diviene show… ma show è far vedere e vedere: è mostra, esibizione, ostentazione, cui corrisponde un morboso guardare. Non importa che si tratti di un’impiccagione o di un incontro di calcio, di un barbaro eccidio di mafia o di un volteggio di cosce nude, di un feroce scontro di guerra o dell’accapigliarsi di ambigui personaggi che “conversano” pubblicamente. Non importa che si tratti di bambini che cantano come fossero improvvisamente diventati adulti o di fanciulli che imbracciano fucili, di monasteri oranti o di prostitute vaganti, di politicanti indegni o di statisti tramontati. Tutto quello che può nutrire il voyeurismo, è subito apparecchiato. Sciacalli, iene, avvoltoi, ogni altra necrofila bestia, si accalcano intorno ai cadaveri… Una ragazza stuprata, una giovane donna seviziata, un bambino dal cranio sfondato, un dittatore impiccato, un personaggio pubblico sorpreso in qualche inconfessabile vizio… antipasto, primo, secondo, contorno, frutta, dolce e caffè corretto per i commensali. Sciacalli, iene, avvoltoi e ogni altra necrofila bestia, si contendono fino all’ultima briciola.

Intanto gli arricchiti paladini del proletariato da anni continuano, stupidamente e vuotamente, a gridare “a casa, a casa”, mentre da questa stupidità, dal denaro e dall’offuscamento dei “divertiti”, la spudorata ricchezza perpetua la propria sopravvivenza.

Amato Maria Bernabei  

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