Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra
e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto il cielo
(Genesi, 7, 19)

Iamque mare et tellus nullum discrimen habebant…
E ormai non c’era più differenza tra mare e terraferma:
(Ovidio, Metamorfosi, Deucalione e Pirra, I,291)

Osservai il mare, la sua voce taceva,
E tutto il genere umano era mutato in fango!
(L’Epopea di Gilgamesh)

Come da straripamento, un’acqua rovinosa inonda e cancella le identità.
Gli “uomini senza patria” di Adam Smith non sono più gli affaristi che travalicano i confini angusti del mercato territoriale, per orizzonti sempre più ampi e profittevoli, ma vanno ormai configurandosi come replicate maschere senza peculiarità di un monocromatico e scialbo collettivo. Da fenomeno in origine e in prevalenza economico, la globalizzazione tende a trasformarsi in una mostruosa ameba che, tutto inglobando, tutto distrugge.
O perlomeno tutto appiattisce.

È nella natura stessa della danarocrazia, del prevalere assoluto della ricchezza materiale su ogni altro valore. Perché nel solo obiettivo dell’arricchimento bruto, non c’è prodotto per la misura dell’uomo, ma soltanto un uomo a misura di prodotto. Diventa trascurabile educare, dannoso addirittura, perché sapere è pensare, e chi è condannato a comprare, tanto più frutta, quanto meno pensa. Diventa svantaggiosa la varietà creativa, perché produrre in serie costa meno e riscuote di più. Diventa deleteria la raffinatezza, perché la massa “digiuna” si sfama con poco.
E nella massa, tu dove sei? Chi sei? Chi ti riconosce? Chi ti apprezza per quello che vali? Dov’è il dettaglio di un fiore, sull’acqua che allaga?
Ci sono – quelli sì – profili fantasmi, le divinità artificiose che “riscattano” gli annegati, li proteggono, annebbiandoli, nei fumi di un vino che ne conservi la debole sudditanza… ma il gigante non è Leonardo! Solo qualunque apparizione che grondi notorietà, successo, denaro, qualunque ectoplasma che duri ‘in quanto macchina che conia monete’.
Addio Musica, addio Poesia, addio Pittura…
Addio Arte relegata nelle cantine delle illusioni. Addio Conoscenza!

Nonostante tutto, vogliamo continuare a vivere nella società che contestiamo, non vogliamo fuggirla. È però indispensabile evidenziarne i contorni, additarne tutti i difetti ed i rischi conseguenti, nel tentativo di cambiare rotta alla disintegrazione dell’umano e del bello…
Ecco perché il dettaglio: perché tu rinasca dall’anonimato.

Amato Maria Bernabei

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