Quando la cultura diventa comica
La cosa che più ci colpisce nel tempo in cui il Ministro ci suggerisce di pranzare con la Divina Commedia, non è soltanto la caduta verticale di ogni residuo di apparente cultura, quanto la maldestra improvvisazione di personaggi che dovrebbero avere almeno rispetto dell’ignoranza. La quale rappresenta un problema serio, che per tentare di risolvere bisognerebbe però averne piena consapevolezza. Chi continua a parlare o a scrivere non conoscendo l’ignoranza, fa danni incalcolabili. Se si propone un argomento ad un uditorio potenzialmente vastissimo, come è quello di Internet, non si vuol pretendere una conoscenza maniacale, ma un minimo di competenza sì. Altrimenti c’è ancora un’ultima via di fuga: chiedere o informarsi prima sull’argomento che si vuole trattare! Tralasciando naturalmente ogni ulteriore problema di grammatica e di sintassi italiane; sarebbe troppo!
Alcune settimane fa, impegnato in una ricerca su Internet, ho incrociato una testata giornalistica degna di rispetto, molto gradevole anche dal punto di vista grafico e di impaginazione, con una notevole offerta di argomenti (Milano Today). Ma la luce si spegne all’istante quando a caratteri cubitali ad inizio pagina del menu ‘Eventi’ leggo un titolo devastante: “L’Elisir d’amore: opera comica in tre atti”. Refuso! È il mio primo, ingenuo pensiero. Ma proseguendo nella lettura di quell’articolo (sul quale ometto, per pudore, ogni giudizio) leggo testualmente: “Il Teatro alla Scala, presenta, in numerose date dal 2 al 27 ottobre, per la stagione d’opera e balletto 2009/2010, l’opera comica in tre atti di Gaetano Donizzetti “L’Elisir d’amore”, su libretto di Felice Romani”. E ancora in calce, prima della mappa della zona del Teatro: “La mappa per ‘L’Elisir d’amore’: opera comica in tre atti a Teatro alla Scala”. No, non può essere un refuso!
Viene da pensare che l’autore di questa breve recensione non abbia mai assistito in teatro o attraverso altri mezzi di comunicazione all’opera in questione. Altrimenti si sarebbe facilmente reso conto che l’opera di Donizzetti si compone di due atti e non di tre! Se poi consideriamo che si sta parlando di una delle opere più famose, almeno in quanto a presenza nei ‘cartelloni’ dei teatri di tutto il mondo, il comico non è più peculiarità de l’Elisir d’amore, che sarebbe meglio definire ‘melodramma giocoso’ come suggerito dallo stesso Romani, ma tratto distintivo di chi usa i caratteri per giocare a Scarabeo.
Sandro Bernabei
Wikileaks: ‘Testatam’ non habemus
Abituati come siamo ad ascoltare quotidianamente politici, giornalisti, esperti di ogni ordine e grado dibattere molto animatamente sempre gli stessi argomenti (i meno importanti!), non ci meraviglia più di tanto l’ondata gigantesca che ha investito tutti i mezzi di comunicazione in seguito alla pubblicazione delle relazioni che i diplomatici delle varie ambasciate americane nel mondo inviano periodicamente alla ‘casa madre’.
Lontani dal desiderio di entrare nel merito e aggiungere portate di ‘aria in padella’ alla sterminata mole di succulenti pietanze, e non potendoci fortunatamente accomodare a qualsivoglia tipo di tavola rotonda, quadrata o a ferro di cavallo, vorremmo soltanto e semplicemente segnalare una circostanza che a nostro immodesto giudizio lascia riflettere non poco.
Julian Assange, quasi un deus ex machina a rovescio della tragedia greca, il maggiore responsabile di un sacrilegio planetario che investe trasversalmente ogni credo conosciuto, assieme al suo gruppo decide di inviare, per la pubblicazione, i documenti a cinque giornali: The New York Times (statunitense), The Guardian (inglese), Le Monde (francese), der Spiegel (tedesco), El Pais (spagnolo).
Possibile che in Italia non ci sia una testata giornalistica che goda di un minimo credito al di là delle Alpi o delle sue rive? O forse è da attribuire a qualche refuso dei libri di scuola se oltre quarant’anni fa leggevo di Roma e del Mediterraneo sud-orientale come della ‘culla della civiltà’?!
Qui papam habet, non habet ‘testatam‘.
Sandro Bernabei