Ahimè passò / quel tempo e quell’età!… il mio destino volge ad Occidente… la notte avanza… Il rimpianto di una stagione tramontata, l’inquietudine di una stagione che tramonta, l’amore come energia e luce della vita. Sono i sentimenti che Ramazzina svolge in classiche cadenze, talvolta smorzati dall’istanza metrica, altre volte più liricamente librati, che testimoniano delicata sensibilità musicale ed esistenziale. Comunque certamente apprezzabile lo sforzo di far sopravvivere forme e ritmi sempre meno frequentati.
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Il primo amore
che, gorgogliando, scende la collina.
Là indugiavamo, fosse sole o pioggia,
quel tempo e quell’età! ché inaridito
è il cuore e l’ingrigita diradò
chioma senile. Con ingenuo rito,
fatalmente perduti, ove s’arrocca
l’anelito amoroso ed una ruga
mi solca il cuore e affonda alla memoria.
Ma, come stilo che schermando stocca,
piaga il ricordo e il sangue non s’asciuga.
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All’amata Genny
e come la rugiada mattiniera
sui calici dischiusi e sulle fronde;
nei torridi meriggi in riva al mare
e come raggio sulla bianca trina
che illumina la mensa dell’altare.
dove dilegua il fascino suasivo
delle profane cose e, mestamente,
svaniscono i miraggi all’improvviso.
Pur s’io m’adagio in queste sonnolente
plaghe serali, dardo è il tuo sorriso.
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Alla mia donna
solo, un gabbiano stridulo si vanta
e la risacca intermittente impera;
dentro le fibre l’anima dolente,
quando non sei con me, tenacemente
abbarbicata come le mie rime.
giostrar di sensi o languido mistero
quando m’ispiri. Nella tua fragranza,
io mi ridesto come polla viva
ed è la vita Sol, luce sorgiva.
Ma se t’ascondi, ahimè!, la notte avanza.
Enzo Ramazzina
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