Tu quoque, Fiorelle, fili… bonae matris?

Lo spettacolo ancora non si è spento, ma Internet pullula di “news” sui due “cicloni”, Fiorello e Benigni, per noi semplicemente uno showman e il prezzemolo… Sì, perché non c’è “buona” mensa condita dalla Rai senza l’aroma o l’ornamento del Petroselinum hortense, del genio d’Italia, erba per tutti i piatti…

Anche tu Fiorello dovevi contribuire alla somministrazione della fiacca verve benignesca…? Perché  tediare gli spettatori con le banalità del comico toscano? con lo stucchevole inno agli escrementi e al posteriore che li espelle? con la trita morale conclusiva, quella per tutte le occasioni: questo mondo non è che ce l’abbiamo in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli…? [1]

Che va bene per il Tutto Dante, per l’Inno di Mameli, per la crisi economica e magari per un funerale… Non sai che la varietà delle argomentazioni del fenomeno è “unica”, è fatta cioè di un solo canovaccio? Benigni va ripetendo da anni, su ogni palcoscenico, le stesse gag e gli stessi “quattro aforismi”, sovente nemmeno partoriti da lui, che è fra l’altro incapace di replicare i concetti modificando almeno le parole.

Benigni è il comico del triviale, che poco fa ridere i suoi fan senza volgarità, senza parole che nulla hanno di comico, ma per il popolino conservano la forza liberatoria che rivestono per il bambino: cacca, pipì… e l’infanzia ride per il “proibito” che viene dichiarato e dunque esorcizzato, ammesso.

Arrivare a considerare spettacolo divertente note sguaiate che cadenzano l’indecenza, sembra nient’altro che una forma di aberrazione, una “disordinata deviazione”, per di più costosa (quasi 14000 Euro al minuto):

http://www.youtube.com/watch?v=yOYHFuJPHwk

È questo è l’inno-o, del corpo sciolto
lo può cantare solo chi caca di molto
se vi stupite la reazione è strana
perché cacare soprattutto è cosa umana.

Noi ci svegliamo e dalla mattina
il corpo sogna sulla latrina,
le membra riposano nel mezzo dell’orto,
perché questo è l’inno, l’inno sì del corpo sciolto

Ci hanno detto “Vili, brutti e schifosi”,
ma son soltanto degli stitici invidiosi,
ma ‘l corpo è lieto lo sguardo è puro,
noi siamo quelli che han cacato di sicuro.

Pulirsi il culo dà gioie infinite
con foglie di zucca, di bietola o di vite,
quindi cacate perché è dimostrato,
ci si pulisce ‘l culo dopo aver cacato.

Evviva i cessi, sian benedetti!
Evviva i bagni, le toilette, i gabinetti,
evviva i campi da concimare,
viva la merda e chi ha voglia di cacare.

Il bello nostro è che ci si ‘ncazza parecchio,
ci si calma solo dopo averne fatta un secchio,
la voglia è reggere per una stagione,
e con la merda puoi far la rivoluzione.

Pieni di merda andremo a lavorare
poi tutto a un tratto si fa quello che ci pare
e a chi dice, dice:”te fa’ questo e quello”,
gli cachiamo addosso e lo copriam fino al cervello.

Non sono stato mai così giocondo,
viva la merda che ricopre tutto il mondo,
è un mondo libero, un mondo squacquera
perché spillacquera di qua e di là.

Cacone! Merdone! Stronzone! Puzzone!
La merda che mi scappa
si spappa su di te!

“Questa canzone è per i bambini” aveva esordito Benigni… Mi pare naturale, no? È certo per l’infanzia l’inno alla coprofilia, espressione somma del genio nostrano orgoglio d’Italia nel mondo…

Contaminato dal fenomeno di Misericordia, perfino Fiorello, che sicuramente non aveva bisogno della presenza di un comico a lui di gran lunga inferiore (ma il mercato…), nel corso della serata accusa alcuni spazi di spossato brio: in parole povere riesce ad essere noioso!

Tuttavia, messi insieme il suo carisma, qualche riuscita amenità, abbondante cacca in musica di “Sua Maestà” (pare per 400.000 Euro, 230 Euro al secondo… alla faccia dei sacrifici imposti da Monti), un pizzico di Jovanotti, un altro di Vecchiotti (Baudo), il torso nudo e prestante dell’ambiguo Roberto Bolle, la cosa più importante è conseguita: l’audience bolle…  Nientemeno lo share è del 50,23%!

Conclusione: più c’è m…. e più la gente accorre.

Amato Maria Bernabei

P.S. Leggevo per telefono, a mio fratello, il testo stupido e grossolano del suc-cesso benignesco, per commentarne l’assurdità e la turpitudine. Non immaginavo che mia nipote (cinque anni fra un mese) avesse allargato le orecchie dal piano inferiore della casa. Più tardi sarei venuto a sapere che, incuriosita, aveva chiesto a mia moglie: “Nonna, perché il nonno dice tante parolacce?”… A buon intenditor, poche parole.

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Link “polemici”:

http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/benigni-jovanotti-protagonisti-dell-ultima-puntata-del-fiorello-show.html?refresh_ce

http://www.leggo.it/articolo.php?id=152212

http://bocca.blogautore.espresso.repubblica.it/ (Arrivederci Fiore)

http://questopuntoesclamativo.wordpress.com/2011/12/07/il-piu-grande-cachet-dopo-il-weekend-benigni-si-porta-a-casa-400mila-euro-per-parlare-di-cacca/

ecc…

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[1] Aforisma, peraltro, spacciato per grande frase benignesca, quando è invece un proverbio navajo.

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