CronacaQui, Torino, 29 marzo 2012
Amato Maria Bernabei
evidenzia gli strafalcioni del comico sulla “Divina Commedia”
di Mauro Scacchi

 

In “O Dante o Benigni” Amato Maria Bernabei, studioso di materie umanistiche e psicologiche, già autore del poema in terzine dantesche  Mythos (Marsilio, 2006), analizza in maniera critica il “tutto Dante” di Benigni. L’importanza di questo studio sarà evidente anche a coloro ai quali il comico toscano piace, in quanto provare simpatia per uno degli attori italiani più famosi al mondo non esime dal riconoscere una semplice verità: per fare audience tutto diventa lecito. La Divina Commedia è stata riattualizzata dal Benigni attraverso una serie palese di turpiloqui e forzature d’ogni tipo. C’è una frase di Pound che spiega la ratio di questo libro: “Tanto per cominciare la grande arte non è mai popolare”. Benigni ha preso la Commedia e l’ha voluta regalare al popolo, e di per sé il gesto può apparire nobile. Peccato che l’abbia fatto storpiandone la poesia e snaturandola.  Accento toscano esasperato, commenti fuori luogo e richiami alla politica, spot pubblicitari inseriti nei monologhi e uso reiterato di termini volgari, molto apprezzati nei palinsesti nostrani ma che con il Poeta nulla hanno a che fare. Benigni poi ha infarcito le sue letture di ripetizioni imbarazzanti e di errori di contenuto, che gli sono stati perdonati per la logica che tutto va sacrificato sull’altare dello spettacolo. Bernabei vaglia con precisione chirurgica il “Tutto Dante”, ne trascrive i testi e ne redige puntuali commenti; esamina su due colonne i versi del comico e quelli del Poeta e del primo mette in luce parole incomprensibili e distorsioni storiche. Il “Tutto Dante” risulta una dissacrante interpretazione di qualche Canto e nulla più, ma costata cara: 7 milioni e mezzo di euro per 19 ore di prestazione, di cui 16 solo virtuali (registrate, per uso privato). La Rai ha dato al comico fino a 15mila euro al minuto. Una doppia vergogna: una per Dante, una per l’Italia dove c’è chi perde il lavoro mentre chi ha fatto della non cultura  ha percepito, in poche ore, quanto un operaio in una vita e mezzo.

 Mauro Scacchi

vedi pure: http://www.odanteobenigni.it/?page_id=34

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One thought on ““O Dante o Benigni”, le gaffe di Roberto

  1. “…Caro Lettor, se m’odi in questo scritto
    com’eco che risal da Mondo cupo
    per sè salvar da tal sì derelitto

    che m’odia come pecora gran lupo,
    ergi ‘l tuo dir a pro di mia Commedia
    che trovasi ‘n periglio di dirupo

    per novo mal (al qual mal si rimedia)
    dato da tipo che le tenta strupo
    ilar ghignando e saltellando in sedia…!

    I’ son colui che disse del ri-morso
    dall’Ugolin che fu co’ figli offeso
    (del qual non ripropongo alcun discorso,

    tal che da te non sia tosto ripreso…)
    e a te rivolgo energico ricorso
    contro l’incolto che non m’ha compreso

    (e move e grugna scimmiottando l’orso
    o l’uomo noto qual… cerebro-leso…)
    che legger solo sa… “LAVORI IN CORSO”.

    Questo picciol Gerion, pur fiorentino,
    che ‘sa’ di mia Commedia appena un sorso,
    e luce nega al sol sin dal mattino,

    ha reso i versi miei… banali… arcigni…
    com’esseri che mal reggono ‘l vino…
    e quai sì cancri che mai fur… “Benigni”…!

    Salvami, dunque! So che molto conti.
    I versi miei che p’egli son ‘macigni’,
    tai più nol son se letti da Sermonti…!

    Sii grande… Sii Docente…! Sii brillante…!!
    e fà ch’altri, com’ei, non crescan tonti…!
    Abbi cura di me…! Sempre tuo… Dante…”.

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