Pochi hanno scoperto che è possibile giocare con le parole.
Si gioca con le matite, con i pastelli, con la pasta di sale, con il das, con le costruzioni: senz’altro passatempi creativi rispetto a certe “trappole” elettroniche capaci di invischiare senza scampo il cervello!
Perché non ci si accorge delle risorse nascoste nelle parole?

La scuola in verità ha fatto sempre molto poco per attirare gli “apprendisti” in questo sconosciuto parco di divertimenti: quasi sempre ha messo in mano ai bambini una penna e ha detto loro di esprimersi, senza mai fornire gli strumenti tecnici: come dire a un aspirante pittore: “Ecco un pennello… dipingi!”
Allora perché rivolgersi a un maestro?

Tutte cose ovvie: eppure nessuno ha mai tentato veramente di instaurare una didattica dell’espressione, un’officina, un laboratorio vero del parlare e dello scrivere, in cui apprendere espedienti e trucchi del mestiere, come in un’antica bottega di artigiani.
Perché leggere è così difficile? antipatico, spesso? Perché scrivere risulta così impegnativo e noioso?
“Che scrivo?…” L’eterno dilemma di chi, nelle aule, deve svolgere un tema.

In realtà il tema non è un esercizio per imparare a scrivere: è un saggio per dimostrare di aver imparato! Ma per acquisire un’abilità bisogna apprenderla, addestrarla! Ed è qui che la scuola, da sempre, accusa carenze, viepiù trascurata nella sua funzione educativa e nel suo ruolo sociale, addirittura nella sua stessa dignità, a vantaggio di logiche ad essa esterne, che poco hanno a che fare non solo con i valori più autentici dell’universo umano, ma perfino con la lungimiranza amministrativa, che sa posporre l’angusto profitto immediato all’investimento che punta a raccolti più lontani, ma integrali.
Forse non è colpa di nessuno: è un abito mentale che va cambiato.

In ogni ambito del sapere e del fare, anche se si dispone di doti naturali, è imprescindibile addestrarsi: non c’è disciplina la cui conoscenza e il cui esercizio non richiedano faticosa applicazione.

Arrivare ad esprimere le proprie idee con ordine e con chiarezza (se non proprio con originalità) comporta un lungo, paziente e laborioso apprendistato, un adeguato esercizio che metta in grado di disporre degli strumenti idonei e di farne corretto uso.
È necessario, pertanto, educare sì alla grammatica, ma anche suscitare amore per la lingua, per la parola, per l’immagine incisiva e personale, per il discorso arioso e ricco, per la proprietà, per la trasparenza, indicando i criteri di apprendimento più rispondenti a tali esigenze e fornendo tutti i mezzi indispensabili al raggiungimento dello scopo.
Irrinunciabile sarà l’educazione all’osservazione della realtà esterna ed interna e dei nessi tra le due sfere; fondamentale l’arricchimento del lessico necessario per la descrizione di ogni elemento del campo dell’analisi; essenziale il potenziamento della capacità di definire con chiarezza inequivocabile quanto è oggetto di attenzione; importantissimo l’orientamento all’ordine ed alla coerenza; utilissima la padronanza del linguaggio figurato; basilari i modelli.
Non meno vitale, però, sarà la graduale conquista delle strutture meno elementari della lingua, delle varie forme di composizione e della loro differente ossatura, dei diversi registri della comunicazione scritta.

Non si può pretendere, insomma, che tutti dipingano in modo garbato e gradevole solo distribuendo pennelli e tele.
Se comporre è sinonimo di costruire, non si concepisce una composizione improvvisata, che scaturisca per miracolo da un atto di volontà della mente. Anche quando l’idea sembra affiorare dal nulla e prende immediatamente consistenza più o meno viva e debita nel linguaggio, essa è il frutto di un precedente lavoro, a volte oscuro e diligente, e di ripetute meditazioni.
Dunque non v’è costruzione che possa avverarsi in assenza di materiale o nell’ignoranza delle regole che presiedono al suo impiego; non v’è costruzione che non muova da un’idea precisa, in ordine alla quale si predisponga un elaborato progetto atto a chiarire strutture, forme, uso dei mezzi e rapporto tra le parti.

Così chi intenda apprendere strumenti e modi dell’espressione scritta, dovrà impegnarsi con umiltà in una dura e prolungata fatica.
Innanzi tutto cercherà ad ogni costo uno spazio giornaliero da dedicare alla lettura. E non a quella distratta ed amena, ma a quella impegnativa che si prefigge di indagare nel mondo vario e complesso degli scrittori (quelli veri), per scoprirne e carpirne i segreti. I modelli sono cardini robusti di ogni apprendimento, e vanno imitati con cura scolastica da chi voglia poi pervenire, per graduale distacco, a moduli personali di espressione.

Il segreto sta nell’imparare divertendosi il più possibile, senza mai sostituire, come pare di moda, l’impegno con lo svago, lo studio con la ricreazione.
Ecco il senso del percorso esemplificativo che proponiamo, alla scoperta di uno dei “giochi” più fertili e piacevoli!

Posto che in versi o in prosa è il linguaggio poetico quello più “trasgressivo”, più creativo, più attraente, connotiamo come

ADDESTRAMENTO ALL’ESPRESSIONE POETICA

il possibile itinerario lungo il quale condurre l’insegnamento, che potrà articolarsi nei modi e nei tempi suggeriti dalle esigenze didattiche di chi vorrà attuarlo.

Lotta allo stereotipo
Problemi espressivi: il nuovo sentiero
La lettura approfondita
L’osservazione: sensi e sentimenti
La vista: oggetto dell’osservazione, nomenclatura, modelli di stile
La luce
Il colore
Le forme e le dimensioni
La posizione
Il movimento
L’udito: oggetto dell’osservazione, nomenclatura, modelli di stile
Rumori, suoni, voci
Il tatto: oggetto dell’osservazione, nomenclatura, modelli di stile
Le sensazioni interne: oggetto dell’osservazione, nomenclatura, modelli di stile
Il gusto: oggetto dell’osservazione, nomenclatura, modelli di stile
I sentimenti: oggetto dell’osservazione, nomenclatura, modelli di stile
La figura umana: oggetto dell’osservazione, nomenclatura, modelli di stile
Aspetti della realtà: oggetto dell’osservazione, nomenclatura, modelli di stile
Animali, natura, casa, scuola, famiglia, problemi legati all’età ecc.

Sezione riservata in modo specifico alla poesia

Per una definizione della poesia
Lotta allo stereotipo
Linguaggio proprio e linguaggio figurato
Le figure retoriche
L’accento tonico
Musica e poesia
Il ritmo
Accento tonico ed accento metrico
La metrica
La rima
Addestramento alla versificazione

Amato Maria Bernabei

Bibliografia minima: Francesco Tritto, La dinamica del linguaggio, R.A.D.A.R. Padova 1973
Gabriella Sica, Scrivere in versi, Il Saggiatore, Milano 2011
AAVV, Conoscere la metrica, voll. I e II, V. Grasso Editore, Padova 2008, 2011

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