Uno spazio poetico per gli amanti degli animali:
sette sonetti di Enzo Ramazzina.
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L’INDIFFERENTE
Or che lo sguardo poso sull’aiuola
brulla ai miei piedi, dove il vecchio cane
dorme disteso e un maggiolino viola
gli sollecita il muso, mi rimane
l’uggiosa sensazione di tardive
stagioni. Ma il levriere è indifferente
ai capricci del tempo e, ahimè!, non vive
le provvide emozioni della gente
e dorme e veglia senza cognizione
della vita canina, né si chiede
se valga il riso più di un luccicone,
o giovi ricordare, a chi non crede,
che l’uomo e il maggiolino e la stagione
son dell’Amore il frutto e la mercede.
* * * * *
LA CICOGNA
Dove, assolata, lievita la duna
che lambisce la strada polverosa,
superba una cicogna si riposa
con l’asta alzata e scruta la laguna.
Brilla una moto e sfreccia fragorosa,
sfiorando gli olmi che la macchia aduna;
sfila un natante e sfrangia sulla bruna
roccia la sfaccendata onda stizzosa.
Ma la cicogna, a quel clamor, protesta
e, con obliquo volo repentino,
aprendo il becco e drizzando la testa,
punta sdegnosa al sole mattutino.
Non saprei dir se in cuore più le resta
rombo di moto o frangere marino.
* * * * *
IL GATTO CHE DORME
Sotto l’ombrosa pergola disteso,
si beava il mio gatto, pigramente
scotendo in punta la screziata coda
di nero pelo argentato e, drizzando
l’aguzzo orecchio a tratti vilipeso,
pareva intento inevitabilmente
dove la gatta aduna, o il ratto approda:
sognava, invece, placido ronfando…
Così s’appaga il micio e s’accontenta
d’una fugace vita neghittosa.
Io l’invidio, ché dentro mi tormenta
la giostra di moventi senza posa
e, se m’addormo, il vortice s’allenta,
ma l’anima ferita non riposa.
* * * * *
LO SPARVIERO
Per le pendici e gl’innevati clivi
roteando con l’ali dispiegate,
plana e risale, con solenni arcate,
l’irrequieto sparviero. Sugli olivi
alto si posa a riguardar la piana,
serenamente bianca e silenziosa.
Pensa: “Una sorte iniqua e misteriosa
qui m’ha condotto a una ricerca vana
del mio sostentamento”. E si dispera.
Poi, quando il sole illumina la preda,
ecco, rispunta l’indole primiera.
Ma, tra gli anfratti bigi, un cacciatore
bieco s’insinua come una lampreda.
Non per l’inedia lo sparviero muore.
* * * * *
RONDINE FERITA
Io ti raccolgo, rondine ferita,
dove, tra l’erba del sentiero agreste,
l’ignara calpestata margherita
s’asconde alla parabola celeste.
In te ravviso un palpito di vita,
che il cuore di rugiada mi riveste.
Tu la compagna sei della sguarnita
anima mia nell’infide e funeste
cadute accidentali e tu l’amica
nel volo che lo spirito sublima,
spingendolo alla brama dell’antica
luce aurorale. Per la mutua stima,
e per l’amor che annulla ogni fatica,
t’innalzerò alla vita come prima.
* * * * *
LA CIVETTA
Era la luna, in ciel, diafana e pura:
di raggi oltremondani inargentava
la quieta immensurabile radura
e, nella fonte, un pino si specchiava.
Rotando, mi sfiorò con frullo d’ali
una civetta e, docile, planò.
Ballonzolò sui rami inospitali;
sul davanzale, lieve si posò.
O larghi, o miti, o tristi occhi clementi,
fosforescenti al lume della luna,
recate in voi mutevoli frangenti,
simili ai casi della mia fortuna?
Se ci serbò il destino amari eventi,
sarai, civetta, a me musa opportuna.
* * * * *
IL CAVALLO
Ansimando, un cavallo affaticato
sull’umido selciato stramazzava.
Collerico, il padrone lo sferzava
scuotendo di bestemmie il vicinato.
Un bimbo, con gli occhioni lacrimosi
a un passo si fermò dall’animale
e disse all’uomo: “Non trattarlo male.
È troppo stanco: fa’ che si riposi”.
Ma quello, rosso in viso e torvo l’occhio,
picchiando con il manico, gridava:
“È il mio cavallo, stupido marmocchio!”.
Febo l’udì. Terribile, dal monte,
lo strale liberò: tranciò la cava
vena del cuore e lo spedì a Caronte.
Enzo Ramazzina
Grazie all’autore del post, hai detto delle cose davvero giuste. Spero di vedere presto altri post del genere, intanto mi salvo il blog trai preferiti.