Non sono necessari appostamenti e registrazioni innumerevoli per dimostrare il livello scadente della lingua parlata dai personaggi di spicco dei nostri tempi, e dunque la misura della loro precaria conoscenza, spudoratamente “divulgata”: basta anche una sola trasmissione radiofonica per rinvenire esempi a volontà di strafalcioni grammaticali e sintattici e di incongruenze logiche.

(La BARBARIA di Enrico Letta e RINDONDANTE di Giovanna Botteri: “sonoro” antipasto).

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Ribadiamo che la nostra insistenza sui continui svarioni radiofonici, televisivi, giornalistici, non è un hobby perverso che miri a mettere in cattiva luce questo o quel personaggio, ma la denuncia del modo rabberciato e privo di rispetto con cui si affrontano mezzi delicati come quelli di comunicazione di massa, che sono potenti veicoli di divulgazione, purtroppo anche di ignoranza.

Prendiamo ad esempio la puntata di Radio anch’io del 28 Ottobre 2010 dedicata alla presenza femminile nella politica: non ce ne vogliano i protagonisti di quella mattina… non è certo colpa nostra se le loro lacune sono degne di menzione. Peraltro ci si limiterà a riportare gli errori più appariscenti.

Si potrebbe procedere per genere di cantonate, ma preferiamo il “catalogo per autori”. Cominciamo dal conduttore, la vox ridens Ruggero Po. [1]

Dice il dottor Po: “Però ci si chiede se la candidatura, la ‘candidabilità’ delle donne SIGNIFICA poi farle eleggere e farGLI avere posti di potere nella politica” sonoro. L’interrogativa indiretta richiede qui il congiuntivo, non l’indicativo, corretto nell’interrogativa diretta (ci si chiede: la candidatura…. significa poi farle eleggere?): dunque Po avrebbe dovuto dire “ci si chiede se significhi”; il pronome femminile plurale enclitico non può essere una volta le “farle eleggere” e una volta gli “fargli avere”. Per di più, se i soggetti sono due (candidatura e candidabilità non possono considerarsi l’uno sostitutivo dell’altro, essendo due cose ben diverse) perché il verbo è al singolare?  Insomma il discorso è proprio brutto e scorretto.

In altro momento il dottor Po chiosa Alessia Mosca, Laureata in Filosofia all’Università Cattolica di Milano, parlamentare del Pd dal 2009, che afferma che “in Francia i nostri vicini hanno una ‘ministra’ dell’Economia che è una donna“, ripetendo due volte a sproposito l’espressione, probabilmente galileiana, “Eppur si muove” sonoro. La citazione è illogica, fuori luogo: Po menziona “eppur si muove” per sottolineare che ‘qualcosa si sta muovendo’ per quanto riguarda le donne, mentre la frase si usa “per esprimere un dubbio che resiste a tutte le rassicurazioni o le intimidazioni”.

Si può anche rilevare l’errore sempre più diffuso che trasforma il sostantivo “mezzo” (come metà di un intero, non come strumento) in “mezza”, quasi fosse aggettivo, per annunciare le ore e non solo: “Per discutere fino alle nove e mezza” dice Po, anziché “fino alle nove e mezzo” sonoro.

Per quanto riguarda la laureata e plurititolata Alessia Mosca, ci divertiamo a rilevare il suo acume logico, che le permette di notare che “una ministra dell’Economia è una donna” sonoro: qualcuno dovrà spiegarmi se “una ministra” dell’Economia possa mai essere un uomo! Del resto anche l’ascoltatore Ernesto da Mantova sentirà il bisogno di precisare “le parlamentari donne”, probabilmente per timore che qualcuno possa pensare alle parlamentari uomini… sonoro.

Passiamo a Lella Golfo, giornalista pubblicista, parlamentare del Pdl, altra ospite della trasmissione: “D’altra parte dove si è tentato un’autodisciplina i fatti ci confermano che non è così” sonoro. La concordanza e la logica sono precarie: in “dove si è tentato un’autodisciplina” (per la partecipazione delle donne a ruoli di responsabilità) il ‘si’ è passivante, dove è stata tentata un’autodisciplina, e “tentato” è sbagliato, perché va concordato al femminile con disciplina; e la logica? La Golfo voleva dire che dove si è tentata un’autodisciplina, nei fatti la cosa non è riuscita o non è stato possibile cambiare le cose, ma si è “ingolfata” e ha detto che dove si è tentato, in realtà non si è tentato, perché “i fatti confermano che non è così”.

Ascoltiamo ora un saggio di alta struttura sintattica e di “chiara” espressione del pensiero: “Secondo me… è un problema che, dove poi gli strumenti… riguardo, non so, Napoli, che c’era una preferenza uomo donna in maniera obbligata, abbiamo visto che le donne elette sono state abbastanza” sonoro. Sintassi splendida! “È un problema che dove poi gli strumenti…” è il massimo dell’eloquio ‘raffinato’ e trasparente… “Riguardo Napoli” è poi l’incursione nell’indotto vezzo di usare “riguardo” al posto della corretta locuzione prepositiva “riguardo a”: cara deputata, riguardo Napoli significa “io guardo di nuovo Napoli”, non “in relazione a Napoli”. Infine “Napoli che c’era” o piuttosto “Napoli dove c’era”?

Non è finita. Avete mai sentito l’aggettivo “sterefatto”? Ebbene, ascoltate: “Io sono un po’ sterefatta delle cose che sento”… sonoro. Sono io ad essere esterrefatto (è questo l’aggettivo corretto) per le corbellerie di cui sono capaci certi soggetti! Cara Deputat(a), Cavalier(a), Commendat(rice), (meglio mettere tutto al femminile…), Ordine al merito della Repubblica, che io debba essere governato da una simile ignoranza, davvero mal lo accetto.

Dedichiamoci a Federica Guidi, presidente (o presidentessa?) dei Giovani imprenditori di Confindustria, Laureata in Giurisprudenza: “Non mi piace dire che i giovani sono per forza meglio dei senior” sonoro. Traduciamo: non mi piace dire che i giovani sono per forza “più bene” (questo significa ‘meglio’) dei senior: dica sono migliori, dottoressa, farà più bella figura.

La Guidi ci fornisce anche uno splendido esempio dell’uso pleonastico e orribile dell’intercalare dilagante “come dire”: “Iniziare a costruire poi un percorso che abbia solo temporalmente… delle corsie come dire preferenziali obbligatorie”… sonoro. Delle corsie, come dire, preferenziali… “corsie preferenziali” è espressione compiuta che non ha certo bisogno di indugi, di precisazioni, di esemplificazioni al suo interno: perché dunque inserire un gratuito e fastidioso “come dire”? A tal proposito si può leggere su questo stesso sito la scheda “Manzoni si chiama ‘come dire’ Alessandro”.  E l’avverbio temporalmente? Se riuscissimo a rintracciarlo sul dizionario dovrebbe significare dal punto di vista del tempo, che concerne il tempo, mai però ‘temporaneamente’, ovvero provvisoriamente, secondo il senso che la Guidi gli attribuisce.

È la volta di Elsa Fornero, Vicepresidente (o Vicepresidentessa, se non addirittura vicepresidenta?) del Consiglio di Sorveglianza di Banca Intesa San Paolo, Ordinario (Ordinaria?… Da come parla forse sì…) di Economia all’Università di Torino. “Si sono fatti grandi operazioni…” sonoro. Chiarissima Professoressa, operazioni è plurale femminile, parli dunque in modo decoroso e dica “Si sono fatte grandi operazioni”.

Che cosa vuol dire poi: “Ricordo con una certa aberrazione… il fatto che si disse la frase, in Parlamento, lasciamo che le donne tornino alle famiglie”… sonoro. Forse la Prof.ssa voleva dire che ricorda come cosa aberrante? o più probabilmente che ricorda con grande sconcerto? In tutti e due i casi ha proprio sbagliato! Aberrazione è alterazione, traviamento, deviazione: allora la Fornero voleva dire ‘ricordo male’? Il contesto ci convince che la Professoressa è incorsa solo in una clamorosa, e poco scusabile, improprietà lessicale.

“Questo è una cosa che frena un pochino la collaborazione” dice ancora la Fornero e ribadisce l’impiego sempre più abusato di una concordanza scorretta, che si giustificherebbe solo dando a “questo” il valore di “ciò”, operazione raramente ortodossa: “questa è una cosa”… più naturale di così! sonoro.

Ovviamente ancora più “brillanti” sono gli esponenti di categorie culturali meno evolute. Caterina Caselli, ad esempio, non appartiene alla classe dei luminari, ma dà il suo bel contributo parlando delle “quote rosa” con un saggio di eloquio confuso: “Certo se diciamo coloro che devono scegliere, e come scelgono, questo è oggettivamente, come dire, è un elemento molto importante” sonoro. Io non ho capito niente e quindi sarò grato al lettore che vorrà decifrarmi questo passo.

Anche sul piano delle concordanze la Caselli si allinea: “Però ritengo anche che sia necessario una verifica”, anziché “ritengo che sia necessaria una verifica” sonoro.

Per una cinquantina di minuti di trasmissione penso che gli svarioni rilevati siano abbastanza. Gli errori di concordanza sono in genere i più comuni e denotano quanto meno la trascuratezza dei “protagonisti” del panorama “culturale” quotidianamente proposto all’attenzione del nostro udito: mi viene “sotto orecchio” una perla di Luca Barbarito, professore associato di Economia applicata presso l’Università IULM di Milano, curatore del Rapporto 2010 Economia della Musica, che in una quindicina di secondi è capace di annunciarci che “per due ragioni: la pirateria è UNO di QUESTI…” (ragioni, naturalmente) e che “questo comparto poteva dare gran valore all’INTERA SISTEMA musica” (Radio 1, Economia in tasca, 28/10/10) sonoro.

Chi voglia imparare l’Italiano dagli esempi radiofonici non fa proprio una scelta felice; ma, volontà a parte, è cosa pressoché inevitabile subire l’influenza di un parlare e di uno scrivere sempre più corrotti, da quasi tutti esibiti, qualunque sia il mezzo di diffusione.

Problema assai grave, perché non si limita all’espandersi dell’ignoranza della grammatica, ma investe la chiarezza stessa della comunicazione, che l’uso errato della lingua purtroppo pregiudica.

Amato Maria Bernabei


[1] Il modo di parlare del Dottor Po sembra continuamente nascondere un sorriso divertito quando non ironico, anche in presenza di argomenti che non prevedrebbero la giocosità.

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