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Quanto sarebbe migliore il mondo se il non sapere fosse un po’ più silenzioso!

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«Meno male che c’è Benigni, che in qualunque momento vogliamo nel cammin di nostra vita, attraverso un semplice dvd, ci recita o ci fa capire la Divina Commedia come solo lui sa fare, come se fosse un apostolo di colui che Alda Merini chiamava semplicemente padre Dante. Diciamo questo perché l’organizzazione Gherush92, consulente speciale dell’ONU, ha chiesto di espungere, cioè eliminare la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali perché contiene contenuti islamofobici, razzisti, antisemiti, omofobici,  giudizi che vengono dati dall’organizzazione col senno di poi, cioè oggi, quando la Divina Commedia è stata scritta all’inizio del 1300 e in quel contesto storico va valutata, senza dimenticare che è universalmente considerata un capolavoro, se non il capolavoro della letteratura mondiale. Oggi va molto di moda il politicamente corretto o scorretto, una sorta di frittata che ognuno si rigira come vuole. Vorrei solo ricordare che la parola arte, quella vera, non si può coniugare con il termine politicamente; l’arte fa i conti con le emozioni e la storia e sicuramente senza i canti della Divina Commedia la nostra mente sarebbe più povera anche politicamente; e qui politicamente ci sta bene. Punto!» (Vincenzo Mollica, TG1 delle 20 di mercoledì 14 Marzo 2012;
http://www.facebook.com/vincenzoistantanee/posts/342155739170767).

“Meno male che c’è Benigni, che in qualunque momento vogliamo, attraverso un semplice dvd”, ci ricorda come non si deve recitare e come non si deve spiegare e offendere Dante!

Voler difendere la Divina Commedia contro gli attacchi di Gherush92 appellandosi all'”apostolo” toscano significa ribadire la defenestrazione del capolavoro dantesco. Non c’è molta differenza tra le affermazioni “blasfeme” dei “consulenti speciali” dell’ONU e le “bestemmie” che Benigni ha divulgato su Dante: in entrambi i casi la considerazione dimostrata per una delle massime espressioni del genio umano è semplicemente irriguardosa e lesiva.

Quello che afferma Vincenzo Mollica poco vale, sotto il profilo concettuale e formale.

Mollica è troppo spesso molle pane che andrebbe intinto in un buon sugo di conoscenza, privo com’è delle coordinate che sole permettono l’orientamento in certi ambiti.

Così il dotto Vincenzo sente il bisogno di spiegare il termine espungere, “cioè eliminare”, che risulta la parola più chiara del suo discorso, e non si preoccupa della confusione in cui mischia Dante, Benigni, la Merini, il politicamente corretto e scorretto, la frittata, l’arte, la storia, la nostra mente, dicendo in poche righe cento cose e quasi niente, o meglio, rivelando inequivocabilmente di parlare a ruota libera e al di fuori delle proprie competenze.

Che cosa vuol dire che Benigni “ci recita o ci fa capire”? Che se ci recita non ci fa capire e se ci fa capire  non ci recita? O forse si voleva alludere all’alternanza tra recitazione ed “esegesi”? E ci farebbe capire cosa? quello che non ha capito nemmeno lui?

Che cosa c’entra poi la Merini in questo contesto? Non è stata certo la poetessa milanese la prima ad accostare a Dante l’epiteto di “padre”! O bisognava tirarla in ballo per riconoscenza? (La Merini ha dedicato una poesia a Caterina Mollica, figlia di Vincenzo).

Il parere di Gherush92 è poi un giudizio, illustre Mollica, non “giudizi che vengono dati”… un po’ di attenzione per un giornalista scrittore non guasta…

Che cosa vuol dire che “senza i canti della Divina Commedia la nostra mente sarebbe più povera anche politicamente”? La mente di chi? “Nostra”, nel contesto in esame, è un generico universale che dovrebbe riferirsi a tutti: ma quanti hanno arricchito la propria mente attraverso la poesia dell’Alighieri? Chi conosce davvero il poema dantesco? quanti l’hanno letto e l’hanno capito? Oppure Mollica crede veramente che tutti gli Italiani sono stati riempiti di Divina Commedia dal comico di Misericordia? Riempiti non c’è dubbio, ma di frottole, visto che è dimostrata in modo approfondito e documentato la rovinosa sostanza della divulgazione benignesca, zeppa di lacune e di travisamenti, dalla quale Dante esce deturpato, disegnato con tratti caricaturali, maestro di tutto ciò che non ha detto, ancor più ignorato in ciò che invece ha voluto veramente dirci.

L’offesa di Benigni è a parer nostro ben più grave di quella di chi si fa paladina di un’intransigenza “populistica” rintracciando improbabili volontà persecutorie, antisemite, omofobiche, razziste, islamo-fobiche nelle terzine dell’Alighieri

(http://www.corriere.it/dilatua/Primo_Piano/Cultura/2012/03/12//divina-commedia-eliminare-gherush92_full.shtml), sostenendo una tesi risibile e facilmente confutabile e cestinabile, servendosi di un fasullo parametro di valutazione che porterebbe al bando di un numero esorbitante di opere letterarie. Non mi risulta che lo studio approfondito della Commedia mi abbia suscitato sentimenti di avversione nei confronti dell’uomo, di qualunque estrazione, mentre affermo con certezza che mi ha destato passione per il bello e, con essa, amore per l’umanità e per la vita… “politicamente”… (ci pare di aver capito che la parola possa essere inserita a piacere in qualunque momento di qualunque discorso).

Poco facilmente riparabili sono invece i danni prodotti dall’impresa di Roberto Benigni, che ha potuto impunemente sovrapporre contraffatte, ma avallate e premiate, “esegesi” letterarie, alla propaganda partitica; che ha confuso Dante e antiberlusconismo; che ha storpiato il pensiero cristiano, la visione dantesca, la filosofia, la teologia, la storia; che ha vilipeso la lingua italiana, meritandosi la candidatura al Nobel per la Letteratura e lauree onorifiche a profusione, che lo hanno ingigantito agli occhi degli allocchi (gioco di parole voluto), tanto che è veramente arduo ricondurre alla ragione chi lo acclama incontrastato campione della cultura.

Un velo pietoso, infine, sui capoversi conclusivi del pensiero mollichese (o mollicano?): non si capisce la frittata a base di “politicamente”, calata tra le frasi quasi senza nesso, il concetto dell’arte che “deve fare i conti con le emozioni e la storia” e che non si può coniugare con il termine politicamente… (ma qui politicamente “ci sta bene”?)… Punto.

Quanto sarebbe migliore il mondo se il non sapere fosse un po’ più silenzioso!

 Amato Maria Bernabei

Questo articolo è citato da: http://ecopolfinanza.blogspot.it/2012/03/cultori-e-demonizzatori.html

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