In occasione della sua partecipazione al Giffoni Festival, il talentuoso [???] pianista marchigiano ha “confessato” di preferire il cantautore toscano [Jovanotti] al compositore e pianista tedesco, perché “Beethoven non aveva ritmo” [fonte].
La straordinaria querelle nata intorno ad alcune affermazioni del “grande pianista e compositore” Giovanni Allevi ci ha particolarmente sorpresi, non tanto per le enormi cretinate contenute in quelle asserzioni, ma perché sciocchezze così grandi si commentano da sole! Sarebbe come insorgere in una rivolta civile perché qualcuno, magari un personaggio in vista (nel caso specifico non si sa come, ma lo è), dichiarasse con fermezza di aver visto un asino volare. Di cosa meravigliarsi più in un’epoca in cui tutti si sentono in dovere di parlare di tutto, quasi tutti scrivono, pur non conoscendo neanche i fondamentali della lingua, pochissimi leggono (parlo naturalmente del leggibile), e nessuno più ascolta? O ci troviamo forse di fronte ad un’impetuosa e scomposta reazione nei confronti di un parere espresso da un musicista di ben altra levatura, dal momento che qualche tempo fa Uto Ughi, che, penso, di Musica possa parlarne in modo molto più concreto, aveva demolito letteralmente il “grande” Allevi?
Non entreremo certo in merito alle affermazioni di questo singolare “fenomeno” della musica moderna per cercare di chiarirgli i termini del problema, (oltretutto sarebbe fatica sprecata), diremo per i più distratti che il Nostro ha scoperto una grave deficienza nella musica di Beethoven che impedirebbe a questi di essere amato dai bambini: il musicista di Bonn non aveva ritmo! Parametro che invece Jovanotti possiede in misura eccelsa. Questa eccezionale scoperta è avvenuta nel corso di un concerto durante il quale Allevi si accorgeva che un bambino chiedeva insistentemente al padre quando sarebbe terminata l’esecuzione. L’orchestra stava eseguendo la Nona Sinfonia di Beethoven. Per quel davvero poco che conosco di Jovanotti, sono convinto che il simpatico artista romano avrà riso di gusto alle dichiarazioni del suo amico Giovanni, non tanto riguardo agli apprezzamenti rivoltigli, quanto perché, sempre secondo la mia opinione, ha un senso più equilibrato delle cose.
Credo sia interessante, e sufficiente per liquidare la questione, riportare qualche frase della citata intervista a Uto Ughi. “Pianista? Ma lui si crede anche compositore, filosofo, poeta, scrittore… Le composizioni sono musicalmente risibili e questa modestia di risultati viene accompagnata da dichiarazioni che esaltano la presunta originalità dell’interprete… Se cita dei grandi pianisti del passato, lo fa per rimarcare che a differenza di loro lui è “anche” un compositore. Così offende le interpretazioni davvero grandi: lui è un nano in confronto a Horowitz, a Rubinstein. Ma anche rispetto a Modugno e a Mina. Questo deve essere chiaro… Mi fa molto male questo inquinamento della verità e del gusto… Non ha alcun grado di parentela con la musica che chiamiamo classica, né con la vecchia né con la nuova. Questo è un equivoco intollerabile. E perfino nel suo campo, ci sono pianisti, cantanti, strumentisti, compositori assai più rilevanti di lui”.
Sandro Bernabei